Medieovo al femminile, quanto le donne contavano nella società

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Trotula de Ruggero
view post Posted on 22/9/2009, 13:14




Una domanda, madonna Eloisa: dove hai trovato questo riferimento?
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 22/9/2009, 13:22




La citazione era in articolo di "Storica" sulle cattedrali gotiche (so che non è la fonte migliore del mondo, ma è una buona rivista di storia, con meravigliose immagini: sono del National Geografic).
Non conoscevo il personaggio, per cui l'ho messo qui sperando che qualcuno potesse dire di più.
Le mie domande successive erano per stimolare la discussione, come al solito!

Mi colpiva proprio il ruolo...

Ho provato a guardare su internet, per avere un'indicazione di base, ma non ho trovato un sito che mi convincesse. La citano molto i siti di massoneria.

Magari Dama Yolanda potrebbe aiutarci nella nostra ricerca...(per favore citazioni in italiano... ^_^ )
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 22/9/2009, 13:50




A me risulta che Sabine de Pierrefonde non sia altri che la meglio conosciuta Sabina von Steinbach, figlia di Erwin, architetto della cattedrale di Strasburgo, alla quale vennero falsamente attribuite nell'Ottocento le sculture del portale meridionale della medesima (Erwin von Steinbach morì nel 1318, e le sculture sono anteriori di almeno due generazioni).
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 22/9/2009, 15:09




Guarda...può essere, anche se il riferimento era alla cattedrale di Notre Dame di Parigi.
In base a cosa nell'800 le furono attribuite alcune sculture? Te lo chiedo perchè l'800 è stato un periodo di rivisitazione medievale che spesso è riuscito a mascherare fonti veritiere.
Mi lasciava molto perplessa l' "accoppiata" sec XII-XIII e maestra d'opera...ma non si può sapere tutto! image
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 22/9/2009, 15:45




L'equivoco nacque da una scritta in latino, pubblicata per la prima volta nel Seicento e oggi perduta, incisa sulla statua di San Giovanni:

GRATIA DIVINAE PIETATIS ADESTO SAVINAE
DE PIETRA DURA PER QUAM SUM FACTA FIGURA



Quindi, in conclusione, a mio parere c'è una Sabina scultrice (o meglio, artefice: il termine è più appropriato ai tempi) che c'entra, ma non c'entra con Erwin von Steinbach.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 1/10/2009, 13:23




Tratto dal "Liber feudorum" di Milano del XII secolo:

"Se qualcuno muore lasciando sia figli maschi sia femmine, succedano soltanto i figli in parti uguali o i nipoti nati dai figli al posto del loro padre, senza che alcuna disposizione del defunto circa il feudo abbia valore. Si osserva anche questo, morendo senza erede maschio il feudo ritorna comunque a me [= il signore]. La figlia infatti non succede nel feudo, a meno che l'investitura non sia stata fatta al padre con la formula < che figli e figlie succedano nel feudo>; in questo caso succede, ma solo se mancano figli maschi. [...]"

Il "Liber feudorum" si iscrive nel periodo della regolamentazione dell'eredità dei feudi e quindi sancisce le regole che la città di Milano si diede per essi.
Come si nota le donne possono sì ereditare, ma a condizione: che non ci siano fratelli maschi (e non si sottolinea se primogeniti oppure no) e che il padre lo volesse.
Questo mi fa pensare che si preferisse comunque un'eredità maschile che femminile.

Il testo riprodotto è tratto dal libro "Medioevo. Storia di voci, racconto di immagini" di A.Barbero e C. Frugoni.

(mi sembrava che questo topic fosse un po' dimenticato... image )
 
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Dame Yolande
view post Posted on 1/10/2009, 13:45




Sabine de Pierrefonde... mah... posso mettere un post sul forum dei GMA e vediamo cosa mi rispondono i fanatici di medioevo in Francia...
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 1/10/2009, 14:04




Bisogna vedere quanto queste leggi fossero applicate.
A giudicare da ciò che ho studiato finora, come ho detto in precedenza, ciò accadeva in un territorio come quello delle città del Nord Italia, fortemente "urbanizzato", e per giunta "dipendente" dall'Impero germanico; questi territori, come nota Regìne Pernoud, si videro imporre molto presto il diritto romano, che finiva per condizionare anche l'organizzazione feudale.
In proposito, credo sarebbe interessante leggere "Feudo e signoria nell'Italia dei Comuni" di Giovanni Tabacco.
Nel Sud normanno, nello stesso periodo, la situazione era molto diversa.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 1/10/2009, 14:34




Ho sottolineato proprio la città, per far capire come Milano si comportasse.
E' vero che il nord Italia era sotto l'impero, ma il capitolare di Queircy dell'877 e la "Constitutio de feudis" del 1037 sanciscono un passaggio fondamentale nel feudalesimo. Gli imperatori, prima di concedere l'ereditarietà dei feudi, tentarono in ogni modo, anche con la violenza, di impedire che ciò accadesse.
Il sacro romano impero germanico faticò moltissimo a farsi rispettare dalla Lombardia, ma il "Liber feudorum" non è un'imposizione imperiale (da quanto ho intuito nel libro), quanto un editto cittadino.

Bisogna poi ricordare che il diritto romano era già vigente in tutta l'Italia, con itegrazioni diverse in base alle popolazioni dominanti, con il cosidetto editto di Rotari (che integrava e mischiava diritto longobardo con quello romano). Da quel momento in poi il diritto romano "puro" perse il suo aspetto, per "imbarbarisi", ma divenne molto più funzionale alla popolazione che era composta da diverse etnie.

Tutte le leggi di qualsiasi epoca fanno fatica a farsi rispettare, ma rispettano sempre la mentalità dell'epoca e cosa vorrebbero che esse imponessero.

Quella che io ho citato rispetta la mentalità di Milano. Tanto per la serie città che trovi, usanza a cui devi sottostare! ^_^

p.s. purtroppo al nord Italia non c'erano i normanni! A te viene normale citarli, a me viene da citare altro tipico del nord! Normale!!! :lol: :lol:
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 1/10/2009, 14:55




Io parlavo di una forma mentis, non di una situazione politica; forma mentis derivante anche dal passato "franco" del Nord Italia. E dal fatto che, dove è più diffusa l'urbanizzazione, il diritto scritto (di tipo romano) tende a condizionare anche una realtà come quella feudale, fondata sulla persona non sul diritto.
Come è stato detto nella conferenza sull'abbazia della SS. Trinità di Cava, alla quale ho assistito, l'arrivo dei Normanni nel Sud ha introdotto anche prepotentemente questa concezione in un sistema come quello del principato longobardo di Salerno e del ducato bizantino di Napoli anch'esso fortemente impregnato di diritto romano. Ed è a partire da questo momento che si trovano molti casi di successione femminile, e di donazioni femminili ai monasteri: molto numerose quelle trovate negli archivi dell'abbazia di Cava.
A proposito della carica del Mundoaldo: dopo l'invasone normanna il suo ruolo assume una connotazione diversa. Dai documenti dell'abbazia di Cava si ricava che questi dev'essere scelto dalla donna, e che la donna in questione debba specificare nelle sue deposizioni di agire per propria libera scelta e di non aver subito costrizioni di nessun tipo da parte di chicchessia; inoltre, in caso di conflitto con il marito, la donna può scegliere un secondo mundoaldo. Il mundoaldo, dunque, è in epoca normanna (almeno nel Sud Italia) una garanzia di tutela della donna contro pressioni maschili, non una forma di controllo sulla donna com'era stato di fatto in epoca longobarda.

Edited by Trotula de Ruggero - 12/10/2009, 22:39
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 12/10/2009, 21:13




Altro indizio interessante.

Questa è un'illustrazione dell' exultet di Troia (XII secolo)



E questa proviene dall' exultet di Capua (XII secolo)



Sono le illustrazioni che rappresentano le autorità temporali: ed è significativo che, almeno nel Sud normanno, siano rappresentati dal signore e dalla sua consorte, posti fianco a fianco, il primo addirittura con Cristo che benedice gli autorevoli coniugi, secondo il modello iconografico tipico degli imperatori ottoniani.


La differenza con l'exultet di Salerno dell'età federiciana è netta: lì l'autorità temporale è "romana", tutta al maschile, rappresentata dall'imperatore attorniato dai suoi dignitari.



Edited by Trotula de Ruggero - 6/4/2010, 17:53
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 15/10/2009, 11:12




Immagini davvero interessanti...
Ne aggiungo una di epoca precedente perchè nella lettura di "Medioevo. Storia di voci, racconto di immagini" di A.Barbero e C. Frugoni vi è una spiegazione di questa famosa immagine di Matilde di Canossa che potrebbe esserci utile.



"L'artista, guidato da Donizone, pur volendo sottolineare la gloria di Matilde, non riuscì a liberarsi dei propri pregiudizi nei riguardi delle donne, che emergono quando la scena non è più soltanto simbolica [...] ma narrativa, e i presenti sono importanti personaggi maschili. Donizone è un monaco e per lui il ruolo principale della mediazione fu sostenuto da Ugo che grandeggia gigantesco nella sua cocolla scura, seduto sul consueto faldistorio e con in mano il pastorale [...]. La contessa si mostra avvolta in una sontuosa pelliccia con bordi dorati e siede sotto una specie di baldacchino, ma ha sul capo solo un semplice velo. L'imperatore, piccolo e in ginocchio in mezzo ai due personaggi [...]. [...]; Matilde, in quanto donna, è della medesima statura di Enrico IV in disgrazia, anche se per la fama di cui gode ha diritto a una cornice architettonica che ne metta in rilievo il potere. Tuttavia il sedile è troppo grande per Matilde e i piedi che non toccano terra sottolineano la statura minuscola; il modo in cui è rappresentata la cugina dell'imperatore ci dà la misura della difficoltà, per una donna, a farsi ricordare per se stessa, per i suoi meriti e per la sua personalità." (pag 183)

Questa visione della famosa immagine mette in luce un probabile pregiudizio dell'artista, ma anche il fatto che non si potesse mettere da parte il ruolo e l'importanza di Matilde di Canossa.
Rendere oltremodo grande Ugo di Cluny ha un intento politico chiarissimo...
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 15/10/2009, 12:12




Io porrei comunque un'osservazione.
Chi sta più in alto di tutti, in ordine di altezza, è Matilde, e il baldacchino copre Matilde, non Ugo di Cluny; inoltre l'imperatore, in ginocchio, è a Matilde che si rivolge, non a Ugo. E persino l'abate di Cluny, pur con il pastorale in mano, alza un dito, quasi a raccomandare a Enrico IV di rivolgersi a Matilde.
Personalmento, dunque, non sono molto d'accordo su questa interpretazione: sono dell'opinione che l'artista, pur volendo porre in risalto Ugo di Cluny, sottolinei chiaramente che la protagonista dell'episodio è Matilde.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 15/10/2009, 12:50




Nel mio precedente intervento non ho messo un punto dell'osservazione dei due storici, ma loro sottolineano il gesto di Matilde a mano aperta come per indicare all'imperatore di rivolgersi all'abate per risolvere la sua difficile situazione. E quindi metterebbe Matilde in secondo piano.

Ho messo questa osservazione di due storici a mio parere molto attenti (Chiara Frugoni a mio parere è molto attenta nel descrivere le immagini: molti suoi libri si basano sulle fonti iconografiche), proprio perchè di solito si legge l'immagine come dici tu. Era per un punto di vista diverso che è sempre utile avere. image
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 15/10/2009, 13:03




Amy Livingstone, autrice dell'articolo che ti ho precedentemente inviato, e Regìne Pernoud (La donna al tempo delle cattedrali) interpretano il gesto di Matilde in maniera diversa: la mano aperta è segno di autorità (se avesse indicato Ugo di Cluny l'avrebbe fatto con la mano chiusa e l'indice teso), e indicherebbe l'accoglienza da parte della contessa della supplica dell'imperatore. Quindi l'assicurazione che interverrà presso il papa.
Quanto alle maggiori dimensioni di Ugo rispetto agli altri personaggi, posso soltanto esprimere un'opinione, poiché non ho certo la competenza di questi due storici. Sia Enrico che Matilde sono personaggi importanti sì, ma pur sempre secolari. Ugo di Cluny è un religioso. Non dimentichiamo il pensiero di San Gregorio VII riguardo al rapporto tra l'autorità religiosa e quella secolare: la prima è più importante della seconda, e deve illuminarla come il sole illumina la luna. In più, Ugo di Cluny è come se fosse sullo sfondo: in primo piano vi sono Enrico e Matilde. Egli è un semplice testimone, allo stesso modo in cui, nel matrimonio, il sacerdote è testimone del sacramento che gli sposi celebrano.
La presenza silenziosa ma necessaria, insomma, dell'autorità religiosa che dà la sua benedizione ad un affare tra laici.

Edited by Trotula de Ruggero - 21/10/2009, 13:16
 
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85 replies since 11/11/2008, 12:35   3996 views
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