Medieovo al femminile, quanto le donne contavano nella società

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Madonna Eloisa
view post Posted on 11/11/2008, 12:35




A seguito dell'interessante discussione con Trotula nel topic "Donne in armi e donne soldato", ho ritenuto necessario aprire questa discussione, proprio perchè è stata lanciata una bella "bomba": quanto le donne potevano nel Medioevo essere indipendenti, aventi diritto, autonome etc. etc. ?
La mia è certo una bella provocazione, ma credo che se uniamo le nostre menti e le sbattiamo insieme possiamo iniziare a farci un'idea di come forse poteva essere il Medioevo al femminile. image image image image

Modestamente, causa l'enorme mole di studio affibiatami dai fratelli templari negli anni, non ho un enorme bagaglio storico-culturale per sapere tanto, ma è mio impegno andare a informarmi.
Quindi sto cercando di coinvolgere altri rievocatori per sostenere questa discussione e scambiarci delle informazioni.

Coraggio gente, accettate le sfida! :duello:

Madonna Eloisa image la temeraria :Sergente:

Edited by Madonna Eloisa - 18/11/2008, 16:11
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 11/11/2008, 15:26




Grazie mille, Madonna Eloisa.
Se mi è permesso un tono più confidenziale, il silenzio degli ultimi giorni mi stava seriamente preoccupando.
Comincio col fornirvi la bibliografia che ho utilizzato.

Regìne Pernoud, La donna al tempo delle cattedrali, Rizzoli Editore 1994
Regìne Pernoud, Immagini della donna nel Medioevo Jaca Book, 1998
Regìne Pernoud, Luce del Medioevo, Gribaudi 2000
Regìne Pernoud, Medioevo, un secolare pregiudizio, Bompiani, 1977
Regìne Pernoud, Eloisa e Abelardo, Jaca Book, 1985
Regìne Pernoud, Eleonora d'Aquitania, Jaca Book, 1983
Regìne Pernoud, Bianca di Castiglia, una storia di buongoverno, ECIG, 1994
Libere di esistere, Edizione SEI, 1996
Eileen Power, Medieval Women, BPOD, 1997
Jean Leclercq, La donna e le donne in San Bernardo, Jaca Book, 1985
Jean Leclercq, La figura della donna nel Medioevo, Jaca Book, 1994
Theodore Evergates, Aristocratic Women in Medieval France, Bertram prints on demand, 1999.
Adriana Valerio, Cristianesimo al femminile, d'Auria 1990
Peter Dronke, Donne e cultura nel Medioevo. Il Saggiatore, 1986
Alberto Magnani - Yolanda Godoy, Teodolinda. La longobarda , Jaca Book, 1998

Spero vi possa essere utile.

Trotula de Ruggero

Edited by Trotula de Ruggero - 14/3/2010, 13:45
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 11/11/2008, 16:43




Ottima! Grazie.
Non ti preoccupare del silenzio, capirai ben presto che questo forum ha bisogno di una spinta (faccio tutto io! image Per la serie il sesso debole...)e al fine settimana a volte ci si prende una pausa...
Anche perchè mi credevo di poter avere una pausa dalla rievocazione (di solito da ottobre a marzo non si esce in uscita...), di poter dedicarmi allo studio medievale di altre cose, ma invece mi sbagliavo di grosso (anche se sono felice lo stesso!).
Spero di non latitare troppo nel procurarmi i testi e nello studiare.
Grazie ancora.
Tu non ti far "impaurire" :lol: dalle nostre lungaggini e continua a stimolare la discussione che qualcosa di buono sicuramente ne viene fuori!

Madonna Eloisa
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 11/11/2008, 17:10




Grazie per la gentilezza, Madonna Eloisa.
Spero in seguito di poter prendermi qualche confidenza in più (se me lo permetti!).
Direi di cominciare con la parte teorica: l'idea, o meglio le idee, che il Medioevo aveva della donna.
Comincio dunque con una premessa, che ho tratto dai testi di Jean Leclercq (monaco cistercense, tra l'altro). Bisogna stare attenti a come si interpretano le varie opinioni sulla donna, non solo per la loro estrema diversità, ma anche perché le opinioni non sono la realtà. "Tra la monaca e la moglie adultera c'è la sposa fedele: tra la donna che si canta e quella che viene disprezzata c'è la donna reale; e questa è normalmente la moglie amata da un marito ugualmente amato".

Edited by Trotula de Ruggero - 12/11/2008, 11:04
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 20/11/2008, 15:40




Con questo messaggio rispondo in parte a quello inviato da Monna Alberica della Torre nel topic Donne in armi e donne soldato?
Ho letto il saggio della Klapisch-Zuber, che è più o meno sulla stessa linea di Georges Duby, e devo dire che in autori come loro ho riscontrato due caratteristiche:

1) Prendono come esemplari certe situazioni estendendole indistintamente a tutti i contesti europei e temporali;
2) Impostano i loro studi sulla base di altri studi.

Di conseguenza, come ho già detto in precedenza, mi fido più di storici come Regìne Pernoud, Jacques Boussard, Kimberley LoPrete, Jean Gimpel, ecc. che contano molto sul lavoro d'archivio, dunque vanno a verificare direttamente le fonti, non tralasciando nemmeno quelle apparentemente più insignificanti come contratti di compravendita, atti civili e giudiziari, ecc.

CITAZIONE
Però leggo anche nei testi le tiritetre infinite dei predicatori, seguendo alla lettera le quali, le donne del duecento si sarebbero trovate un po' più infelici di quelle che adesso portano il burqa.

I testi misogini sono già stati studiati a sufficienza, e indubbiamente rivelano l'esistenza di correnti misogine, delle quali la più importante è quella cluniacense. Ma il problema è che devono esser prese per quel che sono, correnti, e non per mentalità, che è una cosa ben diversa.
Un altro problema è che spesso le affermazioni, per esempio, dei Padri della Chiesa, vengono estrapolate dal contesto e una frase senza contesto può significare qualsiasi cosa. E bisogna anche tener conto dell'uditorio a cui egli si rivolge. Prendiamo ad esempio un San Girolamo, uomo di legge della tardoantichità che non avrebbe avuto niente da invidiare a Cicerone, che scaglia tuoni e fulmini contro le donne che vogliono fare le vanitose a tutti i costi: e una caratteristica dei Padri della Chiesa è che, quando rimproverano persone di una determinata categoria, qualunque essa sia, spesso finiscono per prendersela con tutta la categoria. Ma, quando si rivolge direttamente a donne, sia vergini che sposate, il tono cambia completamente. Si scopre un San Girolamo insospettato, capace di dolcezza, di espressioni tenere, e, soprattutto, convinto assertore della dignità della donna. Bellissima è, per esempio, la lettera alla matrona Leta, che gli chiede consigli su come educare sua figlia: in essa, San Girolamo insiste molto sull'uguaglianza del ruolo che entrambi i genitori, padre e madre, devono avere nell'educazione della bambina, che egli definisce "un'anima destinata a essere un giorno il tempio del Signore". Si veda poi l'epistola 77, nella quale critica come sono trattate le donne nella società tardoromana sua contemporanea, e proprio appoggiandosi alla Scrittura. Dello stesso parere sono San Gregorio Nazianzeno, Sant'Ambrogio e Sant'Agostino. San Basilio si spinge ancora oltre: "La donna non è da meno dell'uomo nell'essere stata creata a immagine e somiglianza di Dio. Entrambi i sessi hanno pari dignità e pari virtù, ad ambedue è promessa la stessa ricompensa, la risurrezione del corpo".
La stessa distinzione dev'essere fatta per quanto riguarda gli autori medievali: il tipo di uditorio cui si rivolgono. è chiarissimo che, quando si rivolgono a monaci per confermarli nella loro scelta, spesso finiscono col dire di tutto sulle donne. Ma si tratta appunto di un uditorio di monaci, cioé persone che avevano già fatto una scelta di castità, e il loro proposito è di aiutarli a mantenere l'impegno preso. C'è da dire però anche questo: scorrendo bene i testi, si nota come gran parte della fama di misoginia attribuita a molti autori come San Bernardo di Chiaravalle, sia del tutto gratuita. è impressionante il suo Commento alla Genesi, poiché, se è vero che interroga Eva con una punta di ironia, con Adamo ci va giù ben più pesante.

Trotula de Ruggero
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 15/12/2008, 22:06




CITAZIONE
Una cosa che mi ha colpito: Augusto affidò il suo sigillo personale alla moglie Livia, dunque il potere di Livia derivava dall'avere il sigillo del marito. Invece Eleonora d'Aquitania ha il suo sigillo personale, il che significa una capacità giuridica propria.

Commento qui e con sommo ritardo una tua affermazione Trotula per sottolineare un particolare importante sul significato politico dei sigilli.
In epoca romana solo il pater familias poteva avere un sigillo: tutti gli altri, uomini o donne che siano, che facevano parte della sua famiglia (intendiamo, in modo improprio, sotto il suo diretto controllo), indipendentemente dalla loro età e dal loro personale potere, non avevano un proprio sigillo. Livia lo usa per legittimare il proprio potere, ma solo perchè Augusto glielo ha permesso (parlando di Augusto non si può permettere di dire che fosse sottomesso alla moglie!), ma non l'hai mai ammesso nè all'amata figlia Giulia nè ai nipoti adorati Germanico o Druso, nè tantomeno al figliastro Triberio (che pure a suo nome combatteva vittorioso). Quindi non c'entra nulla il sesso. image

In epoca altomedievale il sigillo acquisisce un più ampio significato e quindi tutte le persone che ricoprivano un ruolo importante potevano averne uno proprio.
In fin dei conti era la loro firma ben riconoscibile.

Rimane sia in epoca romana come in epoca medievale, la distruzione del sigillo in caso di morte del suo proprietario. (Nella nostra epoca rimane nella distruzione dell'anello del pescatore alla morte del papa)

Madonna Eloisa image image

Edited by Madonna Eloisa - 15/12/2008, 23:13
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 4/1/2009, 21:39




Il punto è proprio questo, Madonna Eloisa: nel mondo classico una donna non poteva ricoprire un ruolo importante, se non dietro le quinte. Un maschio aveva la possibilità di diventare a sua volta pater familias, come difatti divenne Tiberio, e di esercitare la propria autorità alla luce del sole (e del proprio sigillo); Livia, così come Agrippina, può contare soltanto sull'ascendente personale che ha sul marito, e anche così non può palesare il proprio ruolo, ufficialmente è il marito che firma con il sigillo.
Regine e castellane dell'età feudale hanno invece la possibilità di esprimere apertamente, con il loro proprio sigillo, la loro propria autorità per questioni di qualsiasi tipo, senza esser tenute ad un'autorizzazione maritale.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 8/1/2009, 14:34




CITAZIONE
Regine e castellane dell'età feudale hanno invece la possibilità di esprimere apertamente, con il loro proprio sigillo, la loro propria autorità per questioni di qualsiasi tipo, senza esser tenute ad un'autorizzazione maritale.

Certo dal mondo romano al mondo medievale, alto o basso che sia, c'è un enorme salto.

Leggendo la biografia di Matilde di Canossa (mi avete incuriosita e poi ce l'avevo in casa...)di Paolo Golinelli (assolutamente molto attento non solo a citare le fonti, ma anche ad analizzarle. E' un ottimo libro. Consiglio.) ho trovato tante cose interessanti su questo punto (che sviscererò poco per volta per non intasare).
Nella legge longobarda esisteva la carica di mundoaldo: era il garante di quanto disposto dalla donna (aggiungo io che avesse un certo potere).
Questo mi permette di dire che sicuramente si riconosceva alle donne una certa indipendenza, ma la si metteva sotto garanzia. Questo non succedeva per qualsiasi uomo di potere che al massimo chiamava altri uomini a testimoni dei suoi atti.(Curiosità: qualcuno di voi ha mai letto nell'elenco di testimoni di atti, in generale, anche la presenza di donne. Non voglio fare polemica, ma a me per ora non mi è mai capitato. Sono solo curiosa: sapete che più informazioni mi date e più sono contenta!image)
Si potrà dire che esistevano i tutori e a volte le madri (regine o comitisse che dir si voglia) lo erano, ma di solito il loro ruolo finiva con la maggiore età del pupillo.
L'autore stesso pone dei dubbi sulla veridicità dell'atto riferito a Matilde di Canossa (visto che come purtropppo accade per molti atti antichi sono pervenuti a noi come copie di secoli posteriori. Qui si parla del 1300...), non pone dei dubbi sulla presenza di questa carica presso i longobardi.
L'atto vede infatti la figura ricoperta da Guido Guerra (figlio adottivo di Matilde) quando Matilde ha già più di 50 anni!
Ora bisognerebbe capire se Matilde fosse tornata alla legge longobarda, appartenente ai suoi avi, dopo aver accettato la legge salica del defunto marito, oppure no.

Ma se rimaniamo in alto medioevo e quindi ci fermiamo ai Longobardi, il fatto che essi avessero previsto un tale ruolo giuridico pone dei limiti all'indipendenza femminile...
Prometto di approfondire la cosa, visto che ho da poco ottenuto delle dispense del mio prof di Storia Medievale proprio sulle principesse longobarde.
Abbiate pazienza però image


Edited by Madonna Eloisa - 8/1/2009, 17:59
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 11/1/2009, 14:59




Il tuo commento finale, Madonna Eloisa, mi sembra molto sensato: non si sa se l'editto di Rotari sia stato sempre utilizzato, e dove. Può essere persino che all'epoca di Matilde di Toscana la legislazione codificata fosse caduta in disuso a favore delle consuetudini, esattamente come era accaduto per la legge salica in Francia (sappiamo che fu "resuscitata" soltanto da Filippo il Bello).
Non dimentichiamo tra l'altro che l'editto di Rotari è un codice che tenta di conciliare consuetudini longobarde e diritto romano, il quale in Italia, a differenza di quanto accadeva per esempio in Francia, era mantenuto vivo; e la donna, nel diritto romano, praticamente non è soggetto di diritto. Se ci spostiamo in Francia e in Inghilterra, nelle quali contavano solo le consuetudini, constatiamo che la situazione era ben diversa.
Alla tua richiesta ti rispondo consigliandoti i libri già da me citati nella bibliografia: Aristocratic Women in Medieval France di Evergates e La donna al tempo delle cattedrali della Pernoud. Lì ve ne sono citati moltissimi di atti di questo genere, relativi alle situazioni più disparate, e la cui lettura è a volte perfino gustosa.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 11/3/2009, 13:55




Vi inoltro un interessante intervento arrivatomi da Maria dei Grifoni Rantolanti (iscriviti come ha fatto Erica!!!).
E' molto lungo, interessante e stimolante. Quindi nel caso coinvolgesse altri argomenti oltre a questo, siete pregati si postarlo nei suddetti topic. Se no toccherà a me farlo. Non ho smembrato lo scritto per non intaccarne l'interezza.
Buona lettura! image

Che razza di donne!
Piccola ricerca sulla donna friulana nel passato


Dopo lungo scartabellare, convinta che da qualche parte ci fosse qualcosa a tal proposito, finalmente posso esclamare eureka!
Il famoso articolane sulla donna friulana nel medioevo mi è capitato tra le mani più per sbaglio che per reale impegno: Bontà divina!

Le notizie a seguire sono tratte da “La documentazione femminile da documenti friulani dell’età dei castelli”, di Maria Tore Barbina (1940-2007). Laureata in lettere classiche, docente di Materie Letterarie, è stata assistente di Letteratura latina e medievale all'Università di Trieste e docente di paleografia latina all'Università di Udine.
Ha pubblicato numerosi studi di linguistica, storia e critica letteraria.

Nell’articolo, che è lungo parecchie pagine e che vi consiglio di leggere (lo farò fotocopiare), vi sono alcuni importanti punti da segnalare.

1- “La posizione della donna era migliore nel X, XI e XII secolo di quanto non sia dal XV-XVI secolo in poi, quando ormai si era fissata quell’evoluzione (o involuzione!) che dal XIII secolo aveva cominciato a cambiare la situazione, in seguito al ritorno di una forte influenza del diritto romano.
2- L’autrice parla a lungo della storia di Romilda, longobarda finita impalata per aver tentato di negoziare con gli avari. La studiosa afferma infatti che “delle poche donne che, occasionalmente, e perché dotate di carattere eccezionalmente forte, riuscirono ad assumere qualche carica politica o ad esercitare un potere pubblico si disse che la loro importanza derivava dalla loro estrema licenziosità”. Nulla di nuovo sotto il sole, salvo per il fatto che l’ha affermato una storica.
3- In età romana la donna, seppur soggetta alla volontà dell’uomo (padre marito o fratello) inizia (specialmente in età imperiale, ad avere una maggiore autonomia. Il cristianesimo farà il resto, dal momento che “chiunque ripudia una moglie e ne sposa un’altra commette adulterio nei suoi riguardi e se essa, dopo aver ripudiato suo marito, ne sposa un altro, commette adulterio. (Marco X, 11-12; Matteo XIX, IX)”. Emergono così sante, martiri, e nascono ospedali fondate da giovani cristiane, dal carattere decisamente poco arrendevole.
4- Nell’aprile dell’847, una badessa triestina (cerchiamo di immaginarla, la buona vecchina), dà disposizioni per quello che riguarda la sua eredità e lascia “all’Abate Lupone di Sesto 55 ceste di olive, e minaccia pene pecuniarie e anatema de patre et filio et Spiritu Sancto a chi dei suoi parenti volesse opporsi alle sue volontà”.
5- Il diritto romano, che tanto ha condizionato la legge nel medioevo, parla chiaro: la donna è in una condizione di inferiorità senza possibilità di replica. Benché il diritto longobardo (che tanto influisce sulle leggi friulane) ricalcasse, la stessa linea, la storica afferma che “solo verso l’anno 390 [...] si era ormai diffusa una visione cristiana della vita, davero rivoluzionaria nella sua affermazione di uguaglianza tra uomo e donna. Il diritto longobardo, al contrario di quanto comunemente si crede, era più pronto a subire l’influsso delle idee cristiane ed era anche certamente più vicino alle usanze delle popolazioni celtiche che abitavano il Friuli prima dell’arrivo dei romani, di quanto non fosse il diritto romano”.
6- Arriviamo finalmente al XIII secolo. Benché la donna non avesse diritti sui patrimoni, “ci sono però, sia pur rari, anche documenti in cui agiscono in prima persona solo donne”. L’esempio più carino è quello di Imeltrude, che lascia alle figli (occhio ai nomi) Helica, Frixa, Cesara e Vibana un mansio di Castions, retto da un uomo. Siamo nel 1214.
7- Una chicca divertente, viene da un documento che riguarda il monastero di S.Maria presso Aquileia, fondato da Poppo (metà XI secolo). “L’eccezionalità di questo documento per la storia della condizione della donna in Friuli, sta nella descrizione della cerimonia, compiutamente feudale - il vassallo che rende omaggio al signore e ne riceve un beneficio - che vede nella parte del signore una donna: l’Abbadessa, e nella parte del vassallo un uomo, e nel fatto che questa investitura aveva anche valore canonico”. Non si tratta di un documento sicuro: e tuttavia non è l’unico che, nel corso del XIII ci parla di investiture da parte di badesse.
8- Altrettanto carino, per noi armigeri, sapere che “Le monache di Aquileia, come tutti i signori feudali, avevano anche obblighi di prestazioni feudali”. Non che ci aspettiamo di vedere monache armate di spada e boccoliere, ma “in caso di necessità la badessa doveva presentare fino a sedici decine di pedoni [...], e contribuire anche alla guardia diurna e notturna di Aquileia e in caso di guerra doveva fornire 24 uomini armati in difesa della città”.
9- Nonostante la legge restrittiva che riguardava le successioni di beni, la storica ci ricorda che il buon patriarca Marquardo (1296-1381) si battè a lungo contro l’interpretazione restrittiva del diritto di successione in Friuli. Egli si “opponeva ai rappresentanti della borghesia udinese che volevano imporre un principio secondo il quale le femmine erano escluse dal diritto di ereditare sia dagli ascendenti che dai discendenti che dai collaterali”.
10- Marquardo o non Marquardo, “per il XIII e XIV secolo c’è una buona quantità di documenti, che ci presentano una certa varietà di situazioni: ad esempio il castrum et locum de Areis cum vassallatico, dominio et iurisdctionem” era un feudo del patriarca che poteva essere ereditato da maschi e femmine. Si trovano anche parecchi feudi di abitanze [...] che comportavano l’obbligo della residenza personale e di obbedienza e accoglienza al patriarca secondo determinate forme, ereditati da donne.”
Ancora più carino, è il fatto che “nei documenti goriziani dello Joppi troviamo un documento che ci dice anche come avveniva l’investitura di un feudo: Beatrice, figlia di fu Pancrazio, milite abitatore di Vipacco, si presentò dal patriarca Bertrando (primi decenni del ‘300) chiedendo di essere investita dei beni che le spettavano dall’eredità paterna. Il Patriarca, toccato dalle preghiere di Beatrice, ne accetta il giuramento di fedeltà e la investe dei feudi che aveva già avuto il padre, toccandola con la fibbia della clamide”.
11- Ennesima chicca la troviamo nella triste storia di Elisabetta di Rissau, nobildonna: praticamente un romanzo, vi consiglio di darci un’occhiata. Trovo tuttavia interessante il fatto che Elisabetta, poi rimasta vedova e proprietaria di parecchi beni nonché tutrice dei figli, abbia una figlia, Gertrude, che intorno al 1378 “aveva probabilmente espresso il desiderio di andare a vivere da sola, e il padre accondiscese a questo desiderio; infatti il codicillo dice che, nel caso che Gertrude non volesse maritarsi e decidesse di abitare da sola, le doveva venir assegnata una casa in Udine, [...], e doveva ricevere dalla madre la rendita di cinque marche.”. Due considerazioni emergono: se le condizioni dopo il XIII secolo peggiorano, per le donne, la mia immaginazione mi lascia qualche spazio per quello che riguarda il XIII secolo. E la seconda, che a Gertrude è andata decisamente MEGLIO DI ME, che sto ancora a casa coi miei!!!
12- Interessante anche la figura di Beatrice di Gorizia (primi decenni XIV), personaggio decisamente carismatico. “Morto il marito, Enrico II di Gorizia, che era il più importante feudatario del Friuli, prese decisamente…in mano la situazione. Non toglierò al lettore il piacere di scorrere le interessanti gesta di questo avventuroso personaggio: mi limiterò a riportare che: “ Non è difficile immaginare la contessa, nella sua stanza preferita, la stupa, quella che si poteva scaldare, circondata dai suoi fedeli, militari e scribi, che faceva conti, stipulava trattati, o stringeva la mano al decano della chiesa di Aquileia, ai messi di Udine e di Gemona, in segno di promessa di reciproco sostegno, oppure che se ne andava a Treviso, per governare quella terra, o a Udine, ospite di Federico Savorgnano, per trattare la pace con Rizzardo da Camino, a proposito di Sacile.”.
13- Certo c’è chi potrà aggiungere, contestare, arricchire con altre notizie interessanti. Tuttavia concluderei la mia ricerchina riportando quanto segue: “In Germania almeno nei secoli XIV e XV era concessa la possibilità per le donne che si sentissero in grado di farlo, di sostenere un duello personalmente. L’edizione del 1467 del Fchtbuch di Hans Tahloffer è una testimonianza preziosa in tal senso. Nel testo viene illustrata una donna, probabilmente di estrazione non nobile” [...] affrontare “un uomo. [...]. Un’analoga situazione viene illustrata anche in un testo più antico (1400) del maestro d’armi Paul Kal [...].”
Questo ci dice il Maestro Massimo Malipiero ne “l Fior di battaglia di Fiore dei Liberi da Cividale”, parlando del duello giudiziario.
Credo che non sia del tutto casuale, rispetto al discorso fatto precedentemente sulle leggi germaniche. Si tratta di una riflessione che può essere contestata o discussa, ma intanto lancio il sasso...
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 11/3/2009, 16:46




Complimenti davvero per la splendida ricerca.
Ciò conferma esattamente ciò che sostiene Regìne Pernoud sulla condizione della donna prima del XIV secolo. Anche se ripeto che bisogna a mio parere distinguere i contesti in cui si colloca la donna: per comuni, repubbliche marinare, ecc., dove la borghesia si sviluppa prima e il cui governo si basa su un diritto di tipo romano si deve fare un discorso; per le società di tipo feudale se ne deve fare un altro.
E bisogna anche tener conto delle eccezioni: la Tabula Civitatis Malphae ne costituisce precisamente una.
D'altronde, per quanto riguarda la Campania, sono fin troppo conosciute le regine e le donne di potere, in età longobarda, normanna, sveva e angioina. Ho citato in precedenza anche la diffusione dei cognomi matronimici in area campana.
Hai parlato del potere delle badesse; e in effetti le badesse avevano un potere enorme. Jean Leclercq afferma che la donna aveva all'epoca nell'organizzazione ecclesiastica un posto notevole, proprio perché quest'ultima, fino al Concilio di Trento, non si esauriva nella gerarchia secolare, ma un grande posto era riservato al clero monastico. Si crede spesso che il Concilio Vaticano II abbia conferito alla donna una nuova posizione, ma esso non ha fatto che ribadire posizioni che già esistevano fin dagli inizi. Ad esempio, il "ministro straordinario" dell'Eucarestia (ne conosco personalmente una) corrisponde alla "diaconessa" già nominata nelle lettere di San Paolo. Si dimentica, inoltre, che, se il confessore dev'essere per forza un uomo, il direttore spirituale può anche essere donna: nei romanzi cavallereschi è frequente la figura della eremita che dà consigli al cavaliere; se la Chiesa ha dovuto intervenire, è perché in alcune situazioni si creava appunto confusione, come nel 1230 nel monastero di Las Huelgas, dove la badessa Sancia Garcia non si limitava a fare direzione spirituale, ma era arrivata ad amministrare la confessione sacramentale!
Confusione è stata poi generata dagli attributi che si davano alle badesse di certi ordini monastici, che studiosi come Joan Morris hanno confuso con cariche effettive: episcopa, magistra, priorissa, sacerdos maxima, ecc.
Ma basti pensare che nelle miniature si vede testualmente la badessa con il pastorale in mano; in tombe di badesse sono stati trovati i simboli episcopali come alba, racchetto, stola, pastorale, croce pettorale, anello, guanti e mitra; come avveniva per gli abati, la loro autorità, nelle terre sotto la loro giurisdizione, era equivalente a quella dei vescovi, e, nei casi delle abbatiae nullius, dipendevano direttamente dal papa. Potevano persino permettersi di intavolare dispute alla pari con i vescovi, uscendone a volte sconfitte (come nel caso di Gandersheim tra la badessa Sofia e il vescovo Bernardo), a volte vincitrici (il caso a me più vicino è quello del monastero di San Salvatore nel Goleto, tra la badessa Marina e il vescovo di Sant'Angelo dei Lombardi), proprio come avveniva per i loro "colleghi" maschi.
Per finire, non era solo limitato all'ordine di Fontevraud il caso di monasteri doppi dove il monastero maschile era sottoposto a quello femminile; qui in Italia ne abbiamo diversi, come il monastero di San Pietro di Luco in Mugello (1186) e appunto quello di San Salvatore al Goleto (1135). Persino in alcuni ordini dove il monastero femminile dipendeva da quello maschile (come le Cistercensi), fino al Concilio di Trento i monaci incaricati del servizio spirituale e liturgico dipendevano non dall'abate ma dalla badessa.
Il sacerdozio in quest'ottica non era dunque potere, ma servizio. E nella regola di Fontevraud è specificato appunto che i religiosi sono veri e propri servitori delle monache, sia per i lavori pesanti sia per il servizio spirituale e liturgico.

Edited by Trotula de Ruggero - 30/3/2009, 11:53
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 5/4/2009, 13:15




Faccio qui una piccola digressione storica (perchè non saprei dove metterlaimage). A seguito dell'ultimo intervento di Trotula nel topic "Donne in armi", ho scoperto di non conoscere minimamente il personaggio biblico di Debora; allora ho minimamente spulciato su internet per saperne qualcosa e lì si diceva che era "profetessa e giudice presso gli Ebrei". Detto in quel modo non mi quadrava molto imagee ho coinvolto un caro amico, Paolo Ceredano (Corvus per la Legio I Italica), per darmi una spiegazione. I suoi studi e la sua passione non solo per la storia antica, non solo per le religioni antiche, ma anche l'interesse per la storia del popolo Ebraico, lo rendono il mio referente migliore, quindi vi posto la sua risposta.

"Cara Sara,
il periodo in cui la storia di Deborah è collocato (tra il 1450 a il 1120 circa a.C.) è per il giovane Israele un periodo di grande confusione e di disordini e guerre con i popoli vicini, molto frequenti e sanguinose. Il settimo libro della bibbia chiamato "Giudici", termine semplicisticamente tradotto con Giudici, in realtà ha il suo significato completo (e quindi illuminante) nel termine ebraico usato: "shofetim" che, dalla sua radice verbale "shafat" significa"giudicare, vendicare, punire, governare"; credo si possa pensare ad un ruolo che li contenga tutti o alcuni insieme, questi significati.
I 12 "Giudici", ai quali fa riferimento il settimo Libro dell Bibbia, sono: Otniel, Eud, Samgar, Barac, Gedeone, Tola, Iair, Iefte, Ibzan, Elon, Abdon e
Sansone, Come vedi, non c'è un capitolo dedicato al "giudice" Deborah. La figura di Deborah si colloca, nel Libro "Giudici" nell'episodio del giudice Barac. Quindi, ora, tieni presente che, secondo la Bibbia, il giudice è lui, ma Deborah è un'autorità morale molto grande e spontanea, nella parte del paese in cui vive...la gente si rivolge a lei per dirimere le questioni morali e pratiche...è una profetessa e QUINDI un'autorità morale, non una semplice autorità civile, che in teoria e di fatto non potrebbe essere (in quanto donna). Ora, tornando al significato completo del termine shafat, ella manda a chiamare (non lei va) e fa venire a sè (questo dimostra comunque il suo grande carisma) il vero, l'attuale "shofet", (autorità politica, giuridica e militare), il capo Barac e a lui comunica la sua profezia, gli dà indicazioni e, in seguito al suo atteggiamento, l'ulteriore profezia della perdita del merito finale che andrà invece alla donna (lo si saprà poi) che ucciderà fisicamente il re fuggitivo Sisara, prima sconfitto da Dio e quindi, poi, sul campo, dal suo Giudice (condottiero) Barac.
Quindi, cara Sara, la chiave per leggere questo episodio non è: "OLTRE a essere profetessa era ANCHE giudice"...ma..."POICHE' era profetessa era ANCHE giudice..(localmente, per il suo carisma).
Spero di aver chiarito."

E io spero di aver dato a tutti un altro elemento sia di discussione che di riflessione image
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 5/4/2009, 14:26




In altri elenchi ho trovato questa successione:
Othniel, Ehud, Samgar, Debora e Baraq, Gedeone, Thola e Jair, Jefte, Ibtsan, Elon e Abdon, Sansone.
Dunque, in alcuni elenchi, Debora e Baraq sono affiancati, e dal capitolo 4 è chiarissimo che Baraq fa una ben magra figura in confronto a Debora. L'esegesi medievale ha ricamato molto sia su di lei sia su Giaele, quest'ultima elevata addirittura, insieme a Giuditta, a simbolo dell'umiltà. Debora è ritratta spesso sia come simbolo della Fortezza, sia come una sorta di prefigurazione di Maria. Quello su cui i teologi, soprattutto del XII secolo, insistono, è che non al "fulmine" Baraq Dio ha voluto affidare la vittoria, ma a Debora e a Giaele, due deboli donne; allo stesso modo, Dio per incarnarsi sceglierà ancora una donna, Maria, che dirà nel Magnificat "ha guardato la bassezza della schiava sua".
Una cosa notava un padre domenicano con cui ho parlato di recente: non è strano che quasi tutti i canti profetici nella Bibbia vengano da donne: Maria sorella di Mosè, Debora, Anna, Giuditta, Ester, naturalmente la Madonna e Santa Elisabetta, e la profetessa Anna? E che nel racconto del Libro dei Giudici, Lappidot, marito di Debora, sia appena nominato?
Una curiosità: Debora, Giuditta ed Ester erano citate nel rito di ordinazione delle badesse secondo il rito mozarabico in Spagna (XI secolo). Dopo esserle stati consegnati mitra e pallio dal vescovo, alla badessa veniva ricordato che apud quem (Dio) non est discretio sexuum; nec ulla sanctarum disparilitas animarum, e si chiedeva a Dio di concederle la fortezza di Debora nei combattimenti spirituali, di esserle vicino come a Giuditta, e di aiutarla a sconfiggere Satana come Ester sconfisse Aman.
Hai citato l'autorità morale di Debora. Questo è un tipo di autorità che diede molto lustro alle donne durante il Medioevo. Di grande spicco erano, come ho detto in precedenza, le recluse. E non è forse questo tipo di autorità che mise sul candelabro nell'Italia comunale donne straordinarie come Angela da Foligno, Giovanna da Orvieto, Chiara da Montefalco e Rita da Cascia, a cui si ricorreva addirittura per mettere pace nelle terribili faide cittadine?
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 5/4/2009, 15:43




CITAZIONE
Hai citato l'autorità morale di Debora. Questo è un tipo di autorità che diede molto lustro alle donne durante il Medioevo.

Un momento di vera par condicio nel Medioevo è proprio il carisma spirituale. Chiunque avesse ricevuto la "chiamata", appariva agli occhi di chiunque come un essere sopra la norma (non sovrannaturale come possiamo intenderlo): questo fatto eleva la condizione di nascita del profeta (o futuro santo). Il carisma della profezia e/o della santità supera qualsiasi barriera..
In fin dei conti la storia del cristianesimo vede nella figura di Maria il pilastro del rinnovamento, della liberazione, proprio perchè madre del Salvatore. Non è raro trovare lodi a Maria come nuova Eva, quindi come madre di una nuova storia, di un nuovo popolo.
Quindi l'aspetto femminile nella religione non viene nè nascosto nè mistificato. Anzi.
E siccome la società medievale è, volente o nolente, religiosa, la figura della donna ha nella Madonna il referente positivo più alto.
Poi non ricordarci anche Santa Caterina da Siena che senza problemi sgridava i grandi del suo tempo per i loro peccati!

Per quanto riguarda il nostro studio particolare, i Templari erano votati alla Madonna, ma nella Regola dovevano rifuggire da tutte le donne, comprese le parenti più strette.
Questo però non impedì a delle suore di adottare la regola del Tempio come propria o alla presenza di donne, magari mogli di fratelli di mestiere o anche pure inservienti, proprio nelle mansio templari.
Eppure la loro presenza fu usata come arma a doppio taglio per condannare i templari: le donne non erano inservienti o similia, ma streghe che complottavano coi templari!
Come si vede la verità si può rigirare a proprio piacimento! E alle donne si riserva sempre l'immagine anche della strega...

Guardando oggi un documentario su History Channel, serie "Vivere nel Medioevo", mi ha colpito una frase (cito a memoria...): per gli uomini del medioevo, le donne erano degli strani e curiosi esseri; per questo motivo ne venivano affascinati e le temevano, allo stesso tempo.
E credo che sia questo il motivo per cui diventa davvero difficile sviscerare la figura storica delle donne nel medioevo. Però è una ricerca più interessante e divertente che quella del graal! image
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 5/4/2009, 17:22




Personalmente non mi fido molto di informazioni di questo tipo. Come hai detto tu, il lavoro di topo di biblioteca rimane sempre il migliore...
Sulla donna non c'era una sola opinione, come d'altronde avviene per tutto: e, come ho già detto, credo che si cerchi (consciamente o no) di far passare per mentalità comune discettazioni che il più delle volte non superavano le mura delle scuole monastiche o delle università; ci vorrà il Trecento perché le passino.
Jean Leclercq nel suo libro La figura della donna nel Medioevo faceva un'osservazione interessante: gli autori più misogini sono quelli che danno più importanza alle fonti classiche che alla Bibbia; un autore come Sant'Aelredo di Rivaulx, la cui ispirazione è costituita in massima parte dalla Bibbia, utilizza delle parole bellissime quando parla delle donne in generale (e non solo della Madonna).
Credo che, comunque, nel Medioevo la donna sia stata come la definisce Ugo di San Vittore: nec domina, nec ancilla, sed socia.

Edited by Trotula de Ruggero - 15/4/2009, 12:08
 
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