Medieovo al femminile, quanto le donne contavano nella società

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Madonna Eloisa
view post Posted on 20/5/2009, 13:57




Sempre nelle mie insensate peregrinazioni image nel variegato mondo di internet ho trovato questo bel sito, che è anche ben collegato ad altri.
http://monasticmatrix.usc.edu/

Può essere utile per reperire anche scritti originali del medioevo.
Buona lettura!
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 7/6/2009, 12:56




Ecco un documento veramente interessante, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi.



Con questo documento, Giovanna, contessa delle Fiandre e dell'Hainault, sconfitta da Filippo Augusto nella battaglia di Bouvines (1214), tratta le condizioni di resa con il re di Francia. La contessa si impegna a far radere al suolo le fortezze di Valenciennes, Ypres, Audenarde e Cassel, in cambio della restituzione dei loro feudi a tutti i baroni che giureranno la pace.


Trotula de Ruggero

 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 23/6/2009, 11:23




Sempre io nella versione amanuense...

"Se posso aggiungere un contributo sul tema delle donne in armi o delle donne che esercitano il potere, vi cito il caso di madonna Gaia Da Camino, che conosco perchè lavoro nel museo che fu la sua dimora, una casa-torre duecentesca.

Nata attorno al 1265, Gaia era figlia di Gherardo Da Camino, capitano generale di Treviso, il quale ospitò anche Dante Alighieri tra il 1304 e il 1306; il poeta fiorentino, forse per riconoscenza, citò padre e figlia nel canto XVI del Purgatorio con questi versi ( 136-137):

"O tuo parlar m'inganna, o el mi tenta"
rispose a me; "chè, parlandomi tosco,
par che del buon Gherardo nulla senta.
Per altro soprannome io nol conosco
s'io nol togliessi da sua figlia Gaia"

Ecco la curiosità: Gherardo è famoso in quanto padre di Gaia e non il contrario: qui è una donna ad essere la protagonista principale. Di Gaia infatti si diceva di tutto: che fosse una donna bella, coltissima, addirittura poetessa in Provenzale e che avesse tramutato il suo palazzo di Portobuffolè (quello dove lavoro, appunto) in un cenecolo culturale, chiamando presso di sè artisti, poeti e letterati. Che fosse di nobilissima schiatta è assodato, visto che sua madre era Chiara della Torre, della famiglia milanese dei Torriani, che signoreggiavano quella città prima dei Visconti e che diedero al Friuli ben quattro patriarchi d'aquileia nel corso del Duecento e Trecento. Di lei poi si mormorò sia in positivo in negativo: sono voci di alcuni commentatori della divina commedia, che riporto qui di seguito;

JACOPO DELLA LANA: "Gaia fu figliuola di messer Gherardo e fu donna di tal reggimento circa le dilettazioni amorose ch'era notorio il suo nome per tutta Italia"

RAMBALDI DA IMOLA: "...mulier quidem vere Gaia et vana...tarvisina tota amorosa..."

DOCUMENTI VARI DI IGNOTI: " nobilis domina Gaia...prudens domina...domina magne fame..."

ANONIMO FIORENTINO: "fu una bella giovane et costumata similiante al padre in quasi ogni cosa, et di lei e de' costumi suoi si ragionava non solamente in Trevigi, ma in tutta la marca..."

FRA' GIOVANNI DA SERRAVALLE: " della figlia del buon Gherardo si possono dire molte lodi, fu diomina prudente, letterata, magni consilii, et magne prudentiae et maxime pulcritudinis..."

Mal lo scritto più interessante è di pugno del doge di Venezia Pietro Gradenigo, che si rivolge a Gaia dicendo:

"Abbiamo inteso che alcuni malfattori...s'erano apparecchiati ad entrare nelle ville e ne' luoghi di città nuova per depredare, ma che vi deste pensiero di sventare l'atteggiamento...noi vi rendiamo vivissime grazie, giacchè voi compiste un'opera degna della fiducia che noi abbiamo in voi..."

Con questo non intendo dire che Gaia di persona scendesse in campo a guidare le truppe, ma semplicemente far notare che questa donna così famosa aveva una grande libertà d'azione, tanto da prendere l'iniziativa di inviare truppe a far fronte ad attacchi di masnade e malfatori sebbene il marito, Tolberto, avesse fama di valente uomo d'arme e quindi fosse il più titolato dei due a gestire i fatti d'arme.
Doveva essere un personaggio con un carattere forte, carismatico: affascinò Dante e fece parlare di sè in tutta Italia; suo marito Tolberto le rimase tanto legato che, sebbene alla morte di lei (anno 1311) si risposò (con Samaritana Malatesta da Rimini), quando fu la sua ora decise di farsi seppellire accanto alla prima moglie."
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 23/6/2009, 12:38




Una domanda: che data porta la lettera del doge?
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 26/6/2009, 14:13




Trotula conosci la mistica Angela da Foligno? Se sì sai dirmi qualcosa di più interessante di quello che si può trovare su internet (tranne i siti religiosi a lei dedicati).
Era citata in un articolo di Medioevo di maggio e girando per cercare qualche informazioni ho scoperto che ella visse nel periodo che noi rievochiamo (1250-1300 indicativamente).
Mi incuriosiva capire quale peso ebbe nella Chiesa e nei movimenti religiosi italiani, soprattutto.
Sai quale contemporaneo la cita?
Io ignoravo la sua esistenza... (sono un buco nero di ignoranza, lo ribadisco! image )
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 26/6/2009, 17:22




Non c'è modo migliore di conoscere una persona (specialmente di questo tipo) che sentirla parlare. Ti consiglio la lettura del Libro della Beata Angela da Foligno, praticamente una raccolta di appunti, che riporta precisamente e con un'incredibile freschezza le parole stesse uscite dalla bocca di questa grande mistica, quello che confidava ad un padre francescano (nel libro viene indicato soltanto con la lettera A.: molto probabilmente era suo cugino Arnaldo).
Personalmente, ho letto:
Angela da Foligno, Lettere e pensieri, San Paolo Edizioni, 1998





Eccola. A dire il vero, quella è soltanto una statua di legno vestita a grandezza naturale che fa da reliquiario per le sue ossa.
La scritta magistra theologorum incisa sul marmo dietro l'urna è molto eloquente per definire come "Lella" (com'era confidenzialmente chiamata) era considerata già dai suoi contemporanei.
Un particolare interessante e che frate Arnaldo era sì confessore di "Lella", ma non appare come suo direttore spirituale; anzi, è a tutti gli effetti suo discepolo, dato che la chiama "maestra"; lo stesso rapporto che c'era tra Santa Ildegarda di Bingen e il suo "segretario" Volmar. E, proprio come Santa Ildegarda, la Beata Angela era direttrice spirituale di moltissime persone che si rivolgevano a lei verbalmente o per lettera.
Ti lascio il gusto di scoprire la personalità di "Lella" dalla sua stessa bocca. Vedrai che può essere considerata a tutti gli effetti una "filosofa", come all'epoca sua era a tutti gli effetti conosciuta. Ti anticipo come assaggio una delle sue preghiere contenute nel libro, una delle mie preferite: ogni riga è un trattato di teologia.

O Signore,
fammi degna di conoscere e capire la tua suprema carità,
con la quale hai creato me.
Rendimi capace, o Incomprensibile,
di conoscere e capire la tua inestimabile e ardentissima carità,
con quella sviscerata dilezione,
con la quale hai scelto dall'eternità
il genere umano a vedere la tua visione;
e tu, Altissimo, ti sei degnato di volere vedere la nostra.
Rendici degni, Signore,
di conoscere la nostra colpa,
affinché possiamo, attraverso essa, conoscere l'Umanato,
che tu hai mandato,
designato per noi, in relazione alla stessa colpa.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 30/6/2009, 20:02




Se a qualcuno interessa
http://books.google.it/books?id=UhvC_vXwli...result&resnum=1

Trotula, sto leggendo il file che mi hai mandato.
Vedrò la prossima settimana di capire come riuscire a metterlo sul forum. Non me lo fa mettere come allegato... image

 
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alberica de torre
view post Posted on 6/7/2009, 13:05




Grazie madonna Eloisa della tua patientia di amanuense! Rispondo anche a Trotula; purtroppo nel testo che ho usato, "Ricordo di Portobuffolè" a firma Don Bruno Florian, parroco (ora defunto) e storico del paese, non è riportata la data; mediante la bibliografia cercherò di risalire alle fonti primarie; penso che si trovino nell'archivio di stato di Treviso o in quello della curia a Serravalle di Vittorio Veneto.
Ho tra le mani "Rapine assedi battaglie" di Aldo A. Settia (e non Salvatore, come avevo detto: errata corrige), edizioni laterza 2004, e lo sto sfogliando per trovare i riferimenti alle donne in armi. Eccovene uno:
Pagg. 277-78: "Secondo il racconto del cronista catalano Raimondo Muntaner, la fortezza di Gallipoli, difesa da uomini e donne protetti da solide armature, resistette vittoriosamente nel 1305 contro un attacco in forze dei famosi balestrieri genovesi...Una delle donne che gettava sassi dalle mura, sfregiata nel viso da cinque dardi, continuò a combattere come non fosse stata toccata. Ma dopo mezzogiorno gli attaccanti avevano esaurito le munizioni e uomini e donne, rimasti indenni, poterono finalmente slacciarsi le armature che, per il caldo di luglio, risultavano insopportabili." Carino, no?
Continuerò a cercare e vi trascriverò appena posso anche gli altri passi, quelli in cui si riportano i racconti dei cronisti arabi che, durante la corciate, narrarono di soldati cristiani fatti prigionieri e, spogliati, rivelatisi donne.

Ah, dimenticavo! Sistemando la mia biblioteca personale mi è capitato tra le mani un libro della grande Régine Pernoud intitolato "la spiritualità di Giovanna D'arco" ed edito da Jaca Book; rileggerò anche quello e vi trascriverò i passi in cui si disquisisce del vestire alla maschile di Giovanna. Essendo che il testo riporta come maggiore fonte proprio gli atti del processo, dove si trattò lungamente dell'abbigliamento tenuto dalla pulzella d'Orléans, mi pare interessante inserirlo nella nostra discussione.
Tanto per darvi un assaggio, vi scrivo questa (pag. 69):
"...Pierre Cauchon pronuncia la sua condanna, nel momento stesso in cui ordina alle sue guardie: "riportatela dove l'avete presa" nella prigione inglese, dunque, sotto il controllo maschile. Era questo il modo migliore per costringerla a reindossare gli abiti maschili, cosa che avrebbe subito fatto di lei una "relapsa", cioè una recidiva, una colpevole ricadua nell'errore dopo che vi aveva rinunziato."

P.S. Colui che condannò Giovanna, Pierre Cauchon, ha un cognome che è perfettamente assonante con la parola francese che significa "maiale": cochon. L'ho sempre trovata una coincidenza buffa: colui che condannò una coraggiosa ragazza e una santa era un maiale...
 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 6/7/2009, 15:49




Aggiungo qualche particolare su Gaia da Camino, insignificante rispetto a quanto ha esposto Madonna Alberica:



Questo è il sigillo di Gaia.
Un'osservazione rispetto alla sua fama e alle sue "dilettazioni amorose". L'opinione che mi sono fatta è che l'osservazione di fra Giovanni da Serravalle derivi da un equivoco. Fra Giovanni spiega la contraddizione rispetto alla fama di Gaia con uno scambio di persona. A mio parere, questa leggenda si è diffusa perché all'epoca di fra Giovanni si era usciti talmente fuori dalla mentalità trobadorica che non si capiva che le "dilettazioni amorose" di Gaia non erano altro che la poesia d'amore, la poesia trobadorica. Infatti di "dilettazioni amorose" si parlava anche a proposito della contessa di Dia, di Castelloza e in generale delle trobairitz: non dobbiamo dimenticare che la caratteristica principale di trovatori e trovatrici era essere innamorati dell'oggetto dei loro versi. E ciò, successivamente, è stato scambiato per "facili costumi".
Con Gaia da Camino, dunque, di poetesse all'interno della corrente stilnovistica ne ho trovate ben tre: le altre due sono Selvaggia dei Vergiolesi e Compiuta da Firenze.
Peccato però che non è rimasto più niente dei versi di Gaia.

Edited by Trotula de Ruggero - 10/7/2009, 15:42
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 7/8/2009, 11:01




Di nuovo in veste di amanuense, per conto di Trotula questa volta. image

"La cintura di castità: un mito tenace
di Alix Ducret
01-02-2007

Ben pochi conoscono il lai di Maria di Francia che evoca una innamorata che annoda i lembi della camicia del suo innamorato e questo ultimo ponendo una cintura intorno alla vita della sua amante, segni che solo colui o colei «che sarà capace di sciogliere la cintura o di tagliare o rompere la camicia» potrà amare l’uno o l’altra. Pertanto, da questo scritto del XII siècle e dall’immaginario popolare che vuole che solo quel Medioevo terribile ed oscuro abbia potuto inventare un tale orrore e dar prova di una tale misoginia, è nato il «semi-mito» della cintura di castità medievale. «Semi-mito» perché la cintura di castità è realmente esistita… ma non nel Medioevo! Quella di cui parla Maria di Francia non è, secondo la storica Régine Pernoud, che un simbolo, a immagine delle cinture di corda portate dai religiosi e dalle religiose e che rappresentano uno dei tre voti dello stato religioso, vale a dire la castità.

Se ci si riferisce a Brantome o a Rabelais, chi le evoca ne Gli orribili e spaventosi fatti e prodezze del molto rinomato Pantagruel, le cinture di castità hanno fatto la loro comparsa... Nel Rinascimento! Deliri di scrittori? Potrebbe essere se un archeologo non avesse ritrovato lo scheletro di una donna, seppellita nel XVI secolo, che indossava una cintura metallica destinata con tutta evidenza a impedire rapporti sessuali. Ecco la prova dunque. Ma perché immaginare un tale arnese? Contrariamente a ciò che dice Brantome, facilmente propenso all’affabulazione, sembrerebbe improbabile che queste cinture fossero veramente state utilizzate - e tantomeno destinate - a mariti ossessionati dalla fedeltà delle loro mogli. Sembra piuttosto che fossero servite - e in maniera del tutto eccezionale - a proteggere le donne dalla violenza carnale, in particolare in caso di lunghi viaggi o in tempo di guerra, durante l’assedio di una fortezza o di una città..."

Credo anche io che la cintura di castità fosse più un mito che una realtà medievale, soprattutto dell'epoca che noi trattiamo (a ben vedere molte bassezze che si addossano al medioevo sono o Rinascimentali o addirittura posteriori di molti secoli. O tempora o mores!). Se ragioniamo infatti sulle "ragazze madri" medievali (termine assolutamente improprio, ma per capire il concetto), soprattutto di ceto medio alto, possiamo capire che le cinture di castità o non esistessero o funzionassero davvero male! image
E poi lo diceva anche il grande De Andrè, nella stupenda "Carlo Martello" : "in battaglia si può correre il rischio di perdere la chiave"! image

Edited by Madonna Eloisa - 14/9/2009, 12:18
 
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alberica de torre
view post Posted on 17/8/2009, 13:48




Interessante trattazione sulle cinture di castità!
Per rispondere a madonna Trotula circa le "dilettazioni amorose" di Gaia da Camino: condivido pienamente la tua ipotesi circa le dilettazioni amorose intese come esercizio della poesia trobadorica; anche una filologa germanica (professoressa Paola Rossi, attiva alla British Library e all'università di Zurigo) che si è interessata di Gaia come poetessa ha formulato quest'ipotesi e ne ha scritto su un numero di "Romania", rivista di filologia romanza. In sostanza, ha cercato di rintracciare le perdute composizioni della dama trevigiana e ha speculata sul nome "Gaia" come "nome dello schermo", nomwe programmatico. L'articoletto è molto interessante; lo posseggo nell'archivio dell'ufficio; non è in formato digitale, ma posso tirarlo su con lo scanner e mandarvelo; traccia un interessante panorama sulle poetesse nel periodo del fin'amor.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 3/9/2009, 17:21




Tanto per buttare legna sul fuoco, sto leggendo "Sibilla regina di Gerusalemme", di Giuseppe Ligato e per ora affronta il problema matrimoniale delle donne in Terrasanta.
Metterò piano le informazioni più interessanti per poterne discutere meglio.

La prima cosa che mi ha colpito è la vicenda della principessa Yvette, figlia di Baldovino II, re di Gerusalemme. Costui la manda in ostaggio all'età di 4 anni all'emiro Timurtash. Nel 1125 viene riscattata, ma su di lei penderà sempre l'insinuazione, mai provata, di essersi compromessa sessualmente col nemico. Per tale motivo non solo verrà mandata in convento, ma addirittura quando diventerà badessa del monastero di Betania, su di esso circoleranno voci di libertà sessuali sconvenienti.

Anche Morfia la prima moglie armena di Baldovino I, re di Gerusalemme, subì una sorte simile. Rapita da certi pirati lungo la rotta Loadicea-Giaffa, al suo rilascio venne mandata nell'abbazia di Sant'Anna, non lontano da Gerusalemme. Venne usata la stessa accusa.

Certo qui stiamo parlando di due donne coinvolte nella difficile situazione del regno di Gerusalemme e quindi "eliminate" politicamente dalla successione (Yvette, sorella minore di Melisenda regina di Gerusalemme. Baldovino II ebbe solo figlie) o dalle ingerenze (Morfia, principessa armena) sullo stesso, ma è desolante vedere che nessuno cercò di confutare tali accuse, anzi (oserei dire che niente è cambiato nei tempi moderni...).

 
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Trotula de Ruggero
view post Posted on 3/9/2009, 21:47




Forse potrà fornire qualche dettaglio in più riguardo a questo La femme au temps des Croisades di Regìne Pernoud.
 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 14/9/2009, 20:33




Alla fine, grazie al prodigioso aiuto di Tielf/ Fratel Malachia, siamo riusciti a mettere a disposizione articoli mandatemi a suo tempo da Madonna Trotula.
Quindi andate a leggere!
https://digilander.libero.it/tielf0/RIEVOCA...onemedioevo.doc

 
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Madonna Eloisa
view post Posted on 17/9/2009, 22:48




Altro personaggio a mio parere molto interessante da sviscerare e meglio conoscere.
Nella costruzione di Notre Dame vi era come maitre d'aeuvre Sabine de Pierrefonds che vi lavorò con un proprio laboratorio di artigiani e apprendisti.
Solita domanda provocatoria: era la parente di un maitre d'aeuvre morto e quindi ne deteneva il diritto o lei era scultrice in prima persona? E se sì, quali sono le opere a lei riferite?

Altro sasso nello stagno della discussione!
 
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85 replies since 11/11/2008, 12:35   3996 views
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