| Trotula de Ruggero |
| | A riprova di quanto ho precedentemente detto, riporto qui la traduzione della parte relativa al Medioevo di un articolo di Jean-Claude Bologne comparso sul numero 656 della rivista francese Historia; l'argomento sono proprio i bagni, in particolare quelli che in Francia si chiamavano etuves e da noi "stufe" o "balnea". Le osservazioni tra parentesi quadre sono mie CITAZIONE I padri della Chiesa danno loro [i moralisti della Roma imperiale, in particolare Plinio e Quintilliano] il cambio, ma l’attrazione dei bagni è forte e le loro condanne inefficaci. Le loro ripetizioni lo testimoniano sufficientemente... Perché la loro reputazione di luoghi di dissolutezza ha vita lunga. Per il codice Giustinianeo, elaborato nel VI secolo, la sola frequentazione delle terme da parte di una donna sposata è motivo di ripudio. Nello stesso periodo, la badessa Radegonda di Poitiers è accusata di aver ammesso un uomo nei bagni del monastero. Lei non nega il fatto, ma solo la comunanza dei sessi nello stesso luogo. Di conseguenza, viene assolta. I bagni pubblici resteranno apprezzati per tutto il Medioevo. Carlo Magno, che soggiornava volentieri nelle città termali, invita i suoi amici nella piscina di Aix-la-Chapelle, "e talvolta perfino i soldati della sua guardia, annota Eginardo, in modo che spesso cento e più persone si facevano il bagno in una volta". Il costume da bagno allora non aveva ragion d’essere. Notiamo che lì, è sufficiente che sia assicurata la separazione tra i sessi per salvaguardare la morale. Nessuno si scandalizza della comune nudità, poiché questo non avviene che tra uomini, o tra donne. Nel XII secolo, di ritorno dall’Oriente, i crociati istituirono le stufe in Occidente. In questi spazi chiusi uomini e donne s’incrociano di nuovo. Acquistano così la stessa pessima reputazione delle antiche terme. Nel romanzo Flamenca, come nel Roman de la Rose di Jean de Meung, sono la cornice adatta per le coppie adulterine. Nel primo, c’è una galleria che permette agli amanti di ritrovarsi. Ma nel secondo, si bagnano insieme nello stabilimento e passano in fretta ai letti messi a disposizione dei clienti, in principio, per il riposo. Quanto alla tenuta, non c’è alcun dubbio: "Se ti lavi nudo/E ti bagni nella vasca/Jenin l'Avenu/Vai alla stufa", canta Villon. È, al contrario, il vestito che stupisce, se si deve credere a Ousâma, principe siriano che si è bagnato insieme ad alcuni crociati. Uno di loro, " chi detestava, come tutti i suoi pari, chi si serbasse, al bagno, un pannolino intorno alla vita", strappa quella del capo dei bagni, e resta stupefatto davanti al suo pube rasato. Allusioni a delle vesti figurano comunque in testi tardi, ma non sono obbligatori. Gli statuti degli stufai di Parigi concessi dal prevosto l’11 febbraio 1399 fissano, per esempio, il prezzo pagato dal cliente per il drappo "nel quale chi vorrà si avvolgerà". È dunque permesso di non avvolgersi! A Baden, nel 1415, le donne si bagnano nude, ma in vasche separate dagli uomini. Questi ultimi, racconta Poggio Bracciolini, potevano comunque entrarvi rivestiti da un drappo di lino. Nelle altre vasche, le donne portavano un indumento talmente largo che non copriva granché. Dalla galleria, alcuni uomini lanciano loro degli spiccioli per veder socchiudersi i loro indumenti. Il drappo sembra dunque il primo indumento menzionato in tale frangente. Per gli uomini, delle brache – assimilabili ai nostri "boxers" – compaiono sulle miniature di XV secolo. Sono i loro indumenti intimi, che hanno conservato per bagnarsi. Queste nuove regole sono sufficienti a moralizzare i costumi? Brantôme, alla fine del XVI secolo, loda l’onestà degli Svizzeri, che si bagnano "promisquamente" con un semplice lino davanti, "senza fare alcun atto disonesto". È tanto raro da sorprendere? Inserisco anche alcuni titoli dalla bibliografia che correda l'articolo: La vita privata - Dall'impero romano all'anno MilleLa vita privata - Dal Feudalesimo al Rinascimento, Philippe Ariès e Georges Duby (dir.), (Bari, 2001). Lo sporco e il pulito. L'igiene e il corpo dal Medioevo a oggi, Georges Vigarello (Venezia, 1996). La pudeur, a cura di Claude Habib (Autrement, 1992) D'altronde il bagno ha molto a che fare con la medicina, dato che costituiva l'"ossessione" della scuola di Montpellier come metodo principale per conservare la salute, in contrapposizione alla scuola di Salerno che metteva al primo posto una dieta equilibrata. Edited by Trotula de Ruggero - 24/6/2010, 19:37
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