| Trotula de Ruggero |
| | Sempre con il permesso di donna Eloisa, apro questa sezione che riguarda l'arredamento bassomedievale in generale. Si era già accennato all'arredamento della camera da letto (naturalmente per quanto riguarda i ceti medio-alti) parlando della biancheria da notte. Così riporto qui lo stralcio dell'articolo di Jean Verdon che lì avevo inserito: CITAZIONE Il letto medievale assomiglia molto al letto contemporaneo. Esso comporta tre elementi: il legno del letto; il letto propriamente detto, ciò che corrisponde in modo più specifico alla nostra biancheria; infine le stoffe che, disposte attorno e al di sopra del letto, proteggono il dormiente da sguardi indiscreti, dalla luce o dalle correnti d’aria. Alcuni letti sono larghi una piazza e mezzo, due piazze e perfino tre piazze, la piazza corrisponde probabilmente al posto di una persona. Nel XIV secolo, il letto di Francesco Datini, ricco mercante di Prato, e di sua moglie Margherita, ha una larghezza di 3,50 m e comprende una predella, che funge al tempo stesso da sedile e da baule. Non sorprende, in queste condizioni, che i letti medievali ospitassero non soltanto marito e moglie, ma anche figli, amici, domestici, a volte gli ospiti.
Le pellicce giocano un ruolo molto più importante di oggi, perché servono alla fabbricazione di cuscini e di coperte o trapunte. L'inventario di Carlo V, nel 1379, menziona "venti coperte e due fodere di rivestimento", mentre una sola è rivestita con un lenzuolo. Se le coperte usate dai grandi personaggi di corte nella prima metà del XIV secolo misurano generalmente tra gli 11 e i 14 m2, le loro dimensioni aumentano verso la fine del secolo. La più grande coperta conosciuta appartiene a Carlo V e misura 8,36 x 4,64 m, per una superficie totale di 38,79 m2. Più tardi, le coperte sembrano corrispondere meglio alle dimensioni dei letti. Nei XV secolo, le stoffe fanno concorrenza alle pellicce, che si diradano verso il 1450. La maggior parte delle coperte è ormai foderata di taffeta, di tessuto di seta, talvolta di cotone.
La fine del Medioevo vedrà svilupparsi la ricerca dell’intimità. Nelle dimore signorili, la stanza dove si dorme si distingue dal "salone/sala da pranzo". E se, nelle case popolari di Montaillou, la parte centrale è costituita dalla cucina, si dorme nelle stanze attigue, o situate al primo piano. Raymonde, figlia di Pierre Michel, descrive così la casa dove vive a Prades d'Aillon, un villaggio vicino. "C’erano, in un ambiente di casa nostra, due letti: uno nel quale dormivano mio padre e mia madre, l’altro destinato agli ospiti di passaggio”. Questo ambiente è attiguo «alla cucina, con la quale comunicava con una porta. Io e i miei fratelli dormivamo in una camera che era a fianco alla cucina, che si trovava in mezzo." Così dover dormire tutti insieme è sentito come un obbligo. Coloro che ne hanno la possibilità preferiscono dormire soli o con una persona di famiglia – anche se a volte un domestico occupa una cuccetta nella camera del proprietario. Ed ecco il contributo di donna Alberica: CITAZIONE Riguardo all'arredamento delle case, e in particolare delle camere da letto, posso consigliare l'ottimo "In domo habitationis", scritto da Grattoni d'Arcano e Fiaccadori, due grandi storici friulani: è un volume di storia della cultura materiale; un titolo simile è "Interno veneto"; anche lì si parla di coperte, cuscini (anche della loro forma!), cortine da letto eccetera. Ricordo che fino al Quattrocento inoltrato non vi era distinzione tra tessuti d'arredamento e d'abbigliamento. E, parlando di letti principeschi, interessante è la ricostruzione degli appartamenti di Edoardo I Plantageneto (1239-1307) che è stata allestita all'interno della St. Thomas's Tower, nella Torre di Londra. Eccone qualche immagine:
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